Shigeru Ban, special guest di Euroluce 2023
Tra i protagonisti dei Talk di Euroluce 2023, l’architetto giapponese Pritzker Prize 2014 ha fatto della temporary architecture e dell’impiego di materiali naturali il suo biglietto da visita. Una linea di ricerca iniziata in tempi non sospetti che non esaurisce una sperimentazione a tutto campo portata avanti in cinquant’anni di carriera
Biografia
La notorietà di Shigeru Ban, tra i più celebri architetti giapponesi nonché Pritzker Prize nel 2014, potrebbe a giusto titolo essere ricondotta alla sua attenzione verso la sostenibilità ed un’architettura capace di prendere in carico le esigenze dei più vulnerabili. Nonostante ciò, questo ritratto già di per sé lusinghiero rischierebbe comunque di sminuirlo. È soprattutto la capacità di perseguire intuizioni personali su scale ed applicazioni eterogenee, al di fuori delle scuole architettoniche di riferimento e di qualsiasi velleità da archistar, che ha reso la sua progettualità autentica, originale, e in larga misura anticipatrice di temi che si rivelano oggi tra i più fertili ed attuali.
Ban nasce a Tokyo nel 1957. Fin dall’infanzia, svilupperà una spiccata propensione al disegno e alla manualità che si riversa nella pratica della falegnameria e nel modellismo. Iscrittosi all’università di architettura, studierà inizialmente in Giappone per poi continuare negli Stai Uniti, prima in California alla Southern California Institute of Architecture e quindi alla Cooper Union di New York. Questa esperienza lo renderà l’architetto “meno giapponese” tra i suoi compatrioti, anche se Ban dichiarerà di aver scoperto le caratteristiche dell’architettura vernacolare del paese di origine proprio durante gli anni americani, innanzitutto attraverso il confronto con l’architettura prefabbricata sperimentale – le Case Study Houses - del suo campus californiano.
Opere
A partire dal 1985, Ban è di ritorno a Tokyo per aprire la sua agenzia; un’esperienza di autonomia nella quale si lancerà senza aver svolto pochissima gavetta, se si esclude un anno di intermezzo presso lo studio di Arata Isozaki durante l’esperienza alla Cooper Union. Nei dieci anni a venire, il suo lavoro sarà focalizzato sulla progettazione di residenze private, un corpus di opere che si distinguono non tanto per riferimenti stilistici comuni – per quanto l’international style possa essere considerato a grandi linee il linguaggio di riferimento - quanto per un’attitudine alla sperimentazione capace di rapportarsi alle contingenze del contesto e della committenza. La più celebre, la Curtain Wall House di Tokyo, è un edificio di tre piani in cemento che, pur nell’essenzialità della struttura, acquista una nota di fluida morbidezza grazie alla tenda che avvolge le facciate.
Il lavoro di Alvar Aalto è un filone che Shigeru Ban scopre in questi anni e che sarà determinante per ispirargli la novità architettonica di cui si fa ambasciatore: l’uso del cartone per la realizzazione di architetture temporanee. È in veste di curatore della Axis Gallery di Tokyo che sperimenterà, proprio per una mostra su Aalto, l’uso dei tubi di carbone per la realizzazione dell’allestimento. Resistenti e riciclabili, nonché strutturalmente più resistenti di quanto il comune pregiudizio porterebbe a supporre, il loro uso sarà esplorato anche per applicazioni che esulano da un impiego puramente scenografico.
Nel 1994, la guerra civile in Ruanda sconvolge la sensibilità di Shigeru Ban. L’anno dopo è la volta di un fortissimo terremoto nella città di Kobe: atterrito dalla catastrofe, Ban mette a punto una soluzione in grado di fornire un alloggio temporaneo agli sfollati. Nasce così la sua Paper Log House, un modulo abitativo da 16 mq costruito in tubi di cartone impermeabilizzati. Antisismica, facile da assemblare, trasportare e riciclare, questa soluzione offre un comfort ottimale rispetto alle tende impiegate abitualmente dalle organizzazioni umanitarie. Questo progetto varrà a Ban una lunga collaborazione con UNHCR, l’agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati. Ma non è tutto: sempre nel 1995, Ban fonderà la Voluntary Architects’ Network (VAN), organizzazione non governativa specializzata nell’installazione di moduli abitativi temporanei nei contesti di crisi. Dall’India, ad Haiti, all’Aquila, al recente terremoto in Turchia, il gruppo di intervento coordinato da VAN implementerà soluzioni sempre attente alle variegate esigenze dei senza tetto – da case, a chiese, come la Cardboard Cathedral in Nuova Zelanda, finanche ad un sistema di partizioni per fornire delle minime condizioni di privacy nei grandi centri di accoglienza.
Negli anni 2000, la visibilità delle sue soluzioni è in crescita, ma lo slancio verso l’innovazione non si ferma. Dalla carta, la sperimentazione si focalizza sul legno, di cui Shigeru Ban testa le possibilità strutturali nella realizzazione di grandi architetture capaci di combinare qualità ambientali ed eleganza formale. In questo campo, l’opera più celebre resta probabilmente il Centre Pompidou-Metz (con Jean de Gastine) con la sua monumentale volta aerea, a cui seguono i recenti Swatch e Omega Campus in Svizzera e la realizzazione di un edificio ibrido in legno massiccio di 19 piani, la Terrace House, attualmente in costruzione a Vancouver, che si appresta a diventare tra i più alti mai costruiti con questo materiale.
Shigeru Ban Architects è oggi uno studio con sedi a Tokyo, Parigi e New York che vanta la firma di 150 progetti in tutto il mondo. Oltre al Pritzker Prize, Ban è stato insignito di oltre quaranta riconoscimenti internazionali, tra cui L'Ordre des Arts et des Lettres, la Medaglia per l’Architettura della Thomas Jefferson Foundation, e il Mother Teresa Award for Social Justice.
L’architetto Shigeru Ban sarà uno dei relatori dei Talk di Euroluce 2023, l’appuntamento è il 19 aprile alle ore 11:00. Per raggiungere il Salone del Mobile.Milano potete trovare qui tutti i dettagli e le informazioni, ricordiamo inoltre che all’interno di Rho Fiera è garantita l’accessibilità di tutti gli spazi.