Sostenibilità Sostenibilità a bilancio per il mondo dell’arredamento Testo di Cristina Kiran Piotti Aggiungi ai preferiti Arper, Moodboard Materiali tracciabili, prodotti nati per essere riciclati, energia pulita, iniziative sociali: Arper, Visionnaire, Florim, Artemide, Flos raccontano, tra le pagine di report e bilanci, le proprie strategie green L’ultimo decennio ha visto un forte incremento, trasversalmente ad aziende e settori industriali, nelle diverse opzioni di rendicontazione della sostenibilità. Che si chiami report o bilancio di sostenibilità, la scelta di rendere pubblico il proprio percorso in termini di iniziative di responsabilità sociale, di tracciabilità dei materiali, di emissioni o di rating ESG (il sistema di valutazione per ambiente, impatto sociale e governance) sta oggi prendendo piede anche nel mondo dell’arredamento. Ad oggi, infatti, non c’è obbligo se non per le società quotate e per gli enti pubblici e, dal 2024, per le pmi quotate. Arper, Kata, design Altherr Désile Park - Ph. Salva Lopez “Sostenibilità significa responsabilità” si legge nella prefazione al “Report di Sostenibilità 2022” di Arper, il primo dell’azienda. “Innanzitutto, il report di sostenibilità ci consente di condividere il cambiamento che l’azienda sta facendo in questo ambito, passando da un approccio più reattivo e dedito alla compliance, ad uno più proattivo e strategico”, spiega Andrea Mulloni, Head of Sustainability di Arper. “Inoltre, racconta ai nostri stakeholder interni ed esterni, in un documento coerente e strutturato, tutto quello che facciamo in ambito di sostenibilità, inclusi i progetti, gli obiettivi a lungo termine e la nostra visione per il futuro”. Gli highlight, continua Mulloni, sono principalmente due. “Il primo riguarda la valutazione degli impatti, che le aziende saranno obbligate a pubblicare dal prossimo anno (GRI 2021), ma che noi abbiamo anticipato. Questa è di fondamentale importanza per capire il valore delle nostre azioni e mettere a sistema una strategia”. Il secondo riguarda l’approfondimento sulle emissioni e include due anni di scope 1, 2 e 3, in vista di una politica mirata alla riduzione delle emissioni entro il 2030: le emissioni di gas serra di imprese e organizzazioni sono suddivise a livello internazionale in quattro categorie chiamate in inglese scope, ovvero emissioni dirette, indirette da consumo energetico e infine indirette legate alla catena di valore. “Per noi la trasparenza è fondamentale, sia per onestà verso i nostri stakeholders, sia per permettere alle aziende di imparare le une dalle altre. La sostenibilità è una scienza giovane che deve crescere in fretta. E per crescere in fretta c'è solo un modo: collaborare e condividere le best practice”. Si muove in una direzione affine anche il report di sostenibilità di Visionnaire, che a settembre ha pubblicato quello relativo al 2022. Diventata Società Benefit nel dicembre 2021, l’azienda punta a promuovere un cambiamento positivo nella società e nell'ambiente, rendendo la propria attività guida e motore di innovazione. “La relazione di impatto costituisce uno step fondamentale dell’essere una Benefit Company – infatti per diventarne una è necessario un cambio statutario e non essendo regolata da enti terzi o soggetta ad audit, la relazione ne stabilisce il suo percorso tangibile” racconta Eleonore Cavalli, direttore creativo del marchio. Tra i punti chiave, la riduzione dell’impatto in termini di CO2 della produzione, ma anche un lavoro sugli scope 1, 2 e 3 e un calcolo delle emissioni per area geografica. Quanto ai prodotti, continua Cavalli, l’azienda si considera pioniera in fatto di lower impact, con un approccio che guarda sia al processo di lavorazione, sia ai materiali, dal legno alla pelle rigenerata al tessile. “Quest’anno sono stati inseriti alcuni nuovi tessuti, come il Paddington, applicato alla poltroncina Shibari design Studiopepe, da poco eletta vincitrice dell’Archiproducts Design Awards 2023 nella categoria Sostenibilità, nella sua versione “green” con tappezzeria realizzata in lana riciclata, telaio e seduta imbottita in poliuretano a base di polioli vegetali”. L’impegno di Visionnaire in favore del pianeta, ricorda infine Cavalli, non si ferma ai materiali ma coinvolge anche i processi produttivi e la distribuzione, con l’obiettivo di ridurre le emissioni di anidride carbonica. Florim, Headquarter di Fiorano Modenese Anch’essa Società Benefit, Florim ha pubblicato la 15° edizione del “Bilancio di Sostenibilità per il 2022: “Nonostante l’instabilità geopolitica, i rincari energetici e le incertezze sul futuro dell’economia globale a cui abbiamo assistito nel 2022, i risultati del Gruppo sono stati affiancati dalla crescita di tutti gli indicatori di sostenibilità evidenziando significative performance e confermando la valenza strategica attribuita da sempre a questi aspetti fondamentali” premette il presidente Claudio Lucchese nella sua lettera agli stakeholder. Il documento, come di consueto, rendiconta un anno di novità, in particolare il primo posto nel concorso internazionale “La Fabbrica nel Paesaggio”, promosso dai Club UNESCO, per aver conseguito obiettivi di transizione ecologica, nel rispetto del paesaggio e dell’ambiente. E restando in materia ambientale, ci racconta di oltre 129.388 tonnellate di CO2 non emesse dal 2012 (di cui 18.346 nel 2022) ma soprattutto un progetto di decarbonizzazione che prevede la misurazione dell’impatto delle attività aziendali al fine di implementare una strategia di progressiva riduzione delle emissioni. Gli altri focus ambientali sono un progetto pilota di e-mobility per il trasporto delle lastre tra gli stabilimenti di Mordano e Fiorano, l’implementazione di un nuovo impianto fotovoltaico e il recupero del 100% sia degli scarti crudi di produzione sia delle acque reflue in tutti gli stabilimenti. Infine, proseguono le attività in ambito di responsabilità sociale, dal welfare aziendale e territoriale ai centri estivi per i figli dei dipendenti, fino ad una nuova collaborazione con il Museo MAXXI di Roma, che segue quella già consolidata con la Collezione Peggy Guggenheim di Venezia. Artemide, Alphabet of Light, design BIG Architects Anche Artemide, fin dal 2018, si misura con il proprio Bilancio di Sostenibilità: “La luce è energia, è un bene di tutti e per tutti. È un elemento fondamentale che segue i ritmi della nostra vita e deve farlo in modo sostenibile, anche educando ad un uso consapevole dell’illuminazione in cui ognuno deve essere autore responsabile della propria luce” spiega Carlotta de Bevilacqua, CEO del brand. “Dobbiamo avere un approccio etico al progetto, usare meno materiali, meno energia, progettare un’alternativa migliore a ciò che già esiste”. E l’ultimo bilancio di sostenibilità, pubblicato a novembre, testimonia questo approccio attraverso alcuni dati specifici, come una riduzione delle emissioni indirette di CO2 pari al 72%. Altri dati interessanti sono relativi alle unità produttive italiane e ungherese, che lavorano con il 100% di energia rinnovabile: in particolare, nella sede di Pregnana Milanese è stato realizzato un impianto fotovoltaico capace di garantire circa il 25% del fabbisogno energetico. Infine, il tema dello scarto: i rifiuti destinati a recupero, riciclo o riutilizzo toccano il 90% del totale. La produzione di Artemide è pienamente coinvolta: “La responsabilità che abbiamo quando affrontiamo un nuovo progetto è interpretare il futuro nel presente e produrre prodotti capaci di durare nel tempo”, continua de Bevilacqua. E in linea con i suoi obiettivi, il brand di illuminazione ha avviato nel 2022 la messa a punto di un LCA-tool (Life Cycle Assessment) che, a partire dall’analisi della famiglia Alphabet of Light, consentirà la misurazione e la valutazione degli impatti ambientali di questa e altre famiglie di prodotto per orientare scelte di progetto sempre più volte alla circolarità. Flos, Bilboquet, Philippe Malouin - Ph. Leonardo Scotti In linea con l’Eco-Design Framework condiviso con tutte le altre aziende che fanno parte della Design Holding, anche Flos guarda con particolare attenzione al ciclo di vita dei suoi prodotti, partendo da design senza tempo e di lunga durata, durevoli e smontabili, così da ridurre al minimo l'uso di materie prime, e finendo con una massimizzazione dello smaltimento o una estensione del ciclo di vita. Di mezzo, attenzione a materiali, componenti, approvvigionamento, produzione e logistica. Quest’anno, in occasione della Milano Design Week, il brand ha presentato Bilboquet, una lampada da tavolo progettata da Philippe Malouin, anch’essa realizzata in un policarbonato di origine biologica e certificato International Sustainability & Carbon Certification: “Tutte le sue parti sono scomponibili, i materiali utilizzati non ricevono finiture secondarie superflue e il corpo della lampada non è sottoposto a un rivestimento galvanico anticorrosivo, ma riceve un trattamento superficiale di PVD (Physical Vapor Deposition): una sottile innovazione che coniuga qualità e sostenibilità”, spiegano dall’azienda. Dal 2017, il brand stila un bilancio di sostenibilità che racconta a tutto tondo le numerose iniziative ESG intraprese a livello sociale, produttivo, distributivo, ambientale: “Flos ha redatto l’ultimo report di sostenibilità presentando risultati importanti: 92% di elettricità pulita prodotta da energie rinnovabili e una riduzione di quasi il 30% di emissioni di Co2, in linea con le direttive dell’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile”.