Storie TikTok per le aziende di arredo Testo di Sara Deganello Aggiungi ai preferiti Il social cinese dei video usato dai più giovani e il mondo del design: storia di un rapporto iniziato da poco. Si sperimenta per raggiungere un pubblico che spesso rappresenta clienti solo potenziali Tra le aziende dell’arredo e TikTok c’è un rapporto appena abbozzato. Iniziato da poco. C’è curiosità ma anche distanza dal social network usato dai più giovani. Che non sono esattamente il target attuale dei grandi brand che hanno fatto la storia del design. C’è qualcuno che tuttavia si smarca, e ha cominciato a sperimentare sul social cinese dei video sviluppato da ByteDance. Lago, per esempio, ha recentemente annunciato questo passo dichiarando di voler utilizzare TikTok per trovare nuovi modi, più informali, per rimanere in contatto e allargare una community che, ad oggi, conta “più di 15 milioni di persone”. Così Daniele Lago, CEO & Head of Design di LAGO, ha spiegato la nuova strada digitale: “Questi ultimi due anni ci hanno mostrato ed insegnato che ancor di più l’empatia è un elemento centrale nello sviluppo di relazioni equilibrate. Per questo motivo abbiamo deciso di lanciare un’ulteriore nuova modalità di interazione tra il brand e il mondo che sta fuori di noi, che tenesse conto delle diverse sensibilità di cui l’umanità è composta. Ci sembrava giusto tentare di intercettare un pubblico ancora diverso rispetto a quello già molto ampio al quale ci siamo rivolti fino ad oggi, ovvero quello dei più giovani. Il design come disciplina credo che possa essere di grande utilità anche a loro; in fondo insegna a trovare soluzioni attraverso un approccio progettuale. Questo ovviamente ha una ricaduta sugli ambienti che noi viviamo, dove la nostra mission è e rimane quella di proporre soluzioni abitative in grado di migliorare la qualità della vita delle persone. I giovani sono il nostro futuro e credo sia interessante imparare anche dalle loro pulsioni per immaginarci il domani”. Photo courtesy Seletti Anche Seletti si rivolge a loro. “L’attenzione al digitale e la presenza online di Seletti è iniziata con una visione molto precisa già nel 2016 quando è stato lanciato nel mercato italiano il nostro e-commerce. Da quel momento abbiamo lavorato a una strategia di comunicazione orientata ai canali social che ci ha portato a costruire una fanbase di brand lover e a definire una web reputation ben consolidata”, raccontano dall’azienda. “Siamo approdati su TikTok nel 2020 con il supporto dei talent della Defhouse che hanno realizzato dei contenuti esclusivi per la pagina. Negli ultimi tempi ci siamo molto avvicinati alla gen z coinvolgendo giovani e popolari tiktoker in un evento di Natale a loro dedicato nello showroom di Milano in Corso Garibaldi”, continuano. Racconta Stefano Seletti, direttore creativo dell’azienda: “Da sempre la mia fonte di ispirazione più grande sono le mie figlie e le mie nipoti. Ho sempre cercato di trarre ispirazione dal loro modo di guardare e sperimentare le cose. È sicuramente grazie a questo approccio se il nostro target di clienti include in modo importante le nuove generazioni. Siamo percepiti come un marchio a loro vicino, in cui si riconoscono. In questo percorso sicuramente la nostra strategia legata al digital è stata un tassello importante. Anche qui abbiamo sperimentato, avvicinandoci, forse prima di altri nel nostro settore, al mondo degli influencer con attività inaspettate. Con TikTok si è aperta un’ulteriore frontiera: l’evento con i tiktoker che abbiamo organizzato a Natale ha confermato la vitalità e l’energia delle nuove generazioni. E poi, sono stato il padre più felice del mondo: le mie figlie per la prima volta non vedevano l’ora di essere ad un evento dell’azienda!”. Photo courtesy Seletti Arflex è un altro dei marchi dell’arredo a presidiare TikTok, dove è sbarcata più di due anni fa, forte di un approccio e di uno sviluppo digitale di produzione di contenuti maturato anche sugli altri canali. “In questi ultimi anni i social hanno cambiato il rapporto tra cliente finale e azienda. Chi utilizza i social come mezzo di comunicazione diretto, ad ogni richiesta si aspetta una risposta quasi immediata. Chiedono informazioni tecniche, commerciali e anche consigli per la scelta finale. Si crea un rapporto virtuale”, spiegano dall’azienda, che vede TikTok come “la possibilità di poter creare un contatto visivo degli spazi allestiti e realizzati, cercando di far vivere l’emozione di una location e vedere il prodotto in varie vesti e situazioni”. Ma non c’è solo la comunicazione verso l’esterno. Un esperimento particolare è quello di V-Zug, azienda svizzera specializzata nella produzione di elettrodomestici per cucina e lavanderia che sta usando TikTok non in termini di brand communication, bensì come strumento di employer branding: “Viene utilizzato dall’accademia di formazione interna che si occupa degli oltre 100 apprendisti che lavorano per la nostra azienda. È una piattaforma per raggiungere potenziali nuovi candidati per i nostri programmi di apprendistato”, fanno sapere dall’azienda. Photo courtesy Seletti Sulle differenze di TikTok con gli altri social più conosciuti stanno riflettendo anche Simona Flacco e Riccardo Crenna di Simple Flair, duo di creative consultancy nel campo digitale: “Chi arriva su questa piattaforma di solito vuole andare sui numeri. Se un video di un’azienda arriva a migliaia di visualizzazioni su Instagram, su TikTok può raggiungere le centinaia di migliaia. Ma sono risultati che non hanno lo stesso valore, lo stesso peso. Perché l’algoritmo lavora in un modo diverso, perché ci sono logiche differenti. Per esempio: su TikTok non guardo chi seguo ma chi è indicizzato nella home della piattaforma. Se mi soffermo sul tema del food poi vedrò solo food. Per questo non bisogna ragionare sulla fanbase, ma sul contenuto, a differenza di Instagram per cui costruire una community è fondamentale. Su TikTok funzionano i contenuti che raggiungono tante persone. Ne sono un esempio i tiktoker famosi per video diventati virali. Gestire una fanbase su Instagram comporta un piano editoriale. Su TikTok la logica è quella dell’intrattenimento: si ripete un format di successo. TikTok è uno strumento con più affinità al mondo della tv che dei social: per esempio, i creator di Instagram vengono pagati dalle aziende, quelli di TikTok vengono pagati dallo stesso TikTok”. Il target a cui ci si rivolge è il punto su cui si soffermano i Simple Flair con più insistenza: “I vari canali, la newsletter, il sito, i diversi social, parlano ognuno al proprio pubblico. Per quanto riguarda TikTok poi c’è innegabilmente un tema generazionale. Devi andare su quella piattaforma social per parlare a un pubblico che sarà tuo cliente, ma ancora non lo è. Spesso c’è questo errore di base: andare sui social per fare i numeri. Ma non funziona così. Si va sui social per parlare alla propria community. Le aziende dovrebbero guardare ai propri target e costruire contenuti per quelli. Ha senso andare su TikTok quando c’è una strategia più ampia. Purtroppo tante aziende dell’arredo sono presenti sui social in modo obsoleto. Il design ha 5-6 anni di ritardo rispetto ad altri settori per quanto riguarda la comunicazione digitale. La pandemia ha limitato questo gap, senza colmarlo. A volte si paga l’eccessivo pragmatismo: fare investimenti solo con la certezza del ritorno. Cosa che ora non esiste. Dovrebbe tornare la voglia di sperimentare. Per riuscire a guardare un po’ più in là”.