Mercati Tra Benefit e BCorp: design a servizio della società Testo di Cristina Kiran Piotti Aggiungi ai preferiti Florim headquarter, photo courtesy Florim Group Da una parte una forma giuridica, dall’altra una stringente certificazione ufficiale. Sono ancora poche le aziende del comparto definite SB o BCorp, ma alcuni esempi virtuosi potrebbero fare da apripista Impegno sociale, ambientale, persino artistico. Negli ultimi anni un numero crescente di aziende, nel mondo, si è sentita chiamata a rispondere ad esigenze specifiche, che incidono in maniera specifica sul modello di business e sulla visione dell’azienda stessa. Certificazioni e modelli giuridici sono seguiti, incanalando l’impegno delle singole realtà su binari di un impegno sentito e spesso sfidante. In particolare oggi si parla molto, e non senza una certa confusione, di Società Benefit (SB) e BCorp, spesso assimilate erroneamente tra loro: si tratta invece di due realtà ben distinte. La prima è infatti una forma giuridica legalmente riconosciuta in Italia, che un’azienda può assumere, mentre B Corp è una certificazione ufficiale rilasciata da B Lab attraverso la misurazione di alcune performance. Le Benefit sono società che, oltre al perseguimento del profitto economico, hanno la finalità di portare beneficio comune all’ecosistema che le compone e nel quale operano, rendendo la propria attività guida e motore di innovazione. Tra gli esempi virtuosi c’è IPE-Visionnaire, diventata Società Benefit a dicembre 2021, in linea con una visione iniziata anni prima, per rendere il proprio business promotore di un valore positivo per la comunità, spiega Eleonore Cavalli, art director del meta-luxury brand di interior design Made in Italy: “Il nostro è un percorso nato nel 2019 quando, in occasione dei 60 anni dalla fondazione di IPE e dei 15 anni dalla nascita di Visionnaire, ci siamo fermati ad analizzare il nostro modello di business, per capire che tipo di valore portava sul territorio, sulle risorse che lavorano con noi e che tipo di approccio avevamo sul tema della sostenibilità (o meglio dire, basso impatto)” racconta. “Ci siamo così resi conto che avevamo un modello di business già molto avanzato rispetto a questi temi, con una produzione tutta italiana e distribuita su tutto il territorio italiano, dal nord a sud, ma anche la capacità di alimentare questi distretti e assicurare una pratica di lavoro etica e trasparente. A questo si aggiunge una strategia legata al basso impatto ambientale, nata nel 2017, che prosegue ogni anno con progetti specifici legati ai vari materiali e processi produttivi. Questi fattori ci hanno motivati a diventare una società dichiaratamente Benefit”. photo courtesy Visionnaire In virtù della trasformazione in Società Benefit, IPE-Visionnaire si è quindi impegnata a mantenere in equilibrio fra loro, nell’esercizio della propria attività economica, una serie di finalità di beneficio comune, inserite nello Statuto dell’azienda, come il migliorare la qualità della vita delle persone attraverso la ricerca creativa e la diffusione della bellezza negli ambienti di vita, il mantenimento e lo sviluppo di una connessione profonda con il territorio e la riduzione degli impatti ambientali negativi nel settore dell’arredo di lusso. Il che si traduce ad esempio nelle attività della Wunderkammer situata nello showroom di Milano, con il coinvolgimento di designer emergenti nella progettazione delle collezioni, ma anche nel sostegno al tessuto imprenditoriale italiano (con la conferma della scelta di non delocalizzare) e nello sviluppo di collezioni sostenibili e l’impegno per la longevità dei prodotti. “Tutte le finalità andranno avanti in modo progressivo, perché questo è il nostro impegno” precisa Cavalli. “Ma per quanto mi riguarda, e dal punto di vista personale, tengono molto all’area legata al basso impatto e alle pratiche virtuose, che sono particolarmente sfidanti rispetto al nostro modello di business dato che parliamo di tanti materiali combinati tra di loro. Inoltre, ogni volta che prendiamo una decisione legata basso impatto è importante riuscire a coinvolgere la nostra catena di artigiani, e quindi parliamo prima di tutto di un processo culturale e poi una pratica organizzativa”. La legge italiana che permette di trasformare la propria società in Società Benefit è arrivata nel 2016, ma ad oggi non sono ancora molte le aziende del comparto che hanno deciso di guardare a questo modello: “Mi auguro che in futuro altri seguano, perché parliamo di una pratica di business molto positiva, valoriale e che a volano crea una serie di attività che vanno a beneficio dell’intero sistema, e dell’intero comparto”. E se ancora poche aziende del settore guardano alle realtà Benefit, ancora meno posso vantare il titolo di BCorp. Tra le poche Florim, che produce superfici ceramiche di alta gamma per tutte le esigenze dell’edilizia, dell’architettura e degli interni. Diventata Società Benefit nel marzo del 2020, nel dicembre dello stesso anno è riuscita a ottenere la certificazione B Corp. In altre parole, Florim ha scelto di misurare le proprie performance in termini di impatto ambientale, sociale ed economico attraverso uno stringente assessment messo a punto da un ente terzo, l’organizzazione non profit B Lab, che rilascia la certificazione internazionale valida 3 anni solo a chi passa questo test con un punteggio finale uguale o superiore a 80 punti su 200: “Ottenere la certificazione non è semplice, soprattutto per le realtà manifatturiere” premette Claudio Lucchese, presidente di Florim. “Le B Corp certificate negli ultimi anni stanno crescendo esponenzialmente e sta crescendo soprattutto il numero delle aziende che provano a certificarsi, ma solo il 3% riesce a superare gli standard richiesti. Ad oggi, tuttavia, non è ancora molto conosciuta sia in Italia sia nel mondo. Spero sinceramente che altre realtà del mondo del design decidano di misurarsi con questa certificazione”. CEDIT, Capsule collection Hotel Chimera by Elena Salmistraro, ph Vanni Borghi La sfida non è semplice. Parliamo di un impegno ad un impatto positivo tangibile, che si traduce in un movimento globale volto a diffondere un nuovo paradigma economico detto rigenerativo, che vede le imprese protagoniste nel contribuire a creare, attraverso la loro attività, una società e un mondo migliori. Il che si riflette nell’impegno ad operare generando un impatto positivo sull’ambiente, sulle persone e sulla comunità, oltre ai risultati economici. E proprio a questi tre filoni (ambiente, persone, comunità) guardano le iniziative Florim, che spaziano dall’autoproduzione di energia elettrica rinnovabile al recupero degli scarti crudi di produzione e delle acque reflue, ma anche ad una politica di utilizzo di pannelli a bassa emissione di formaldeide, che si estende anche agli allestimenti fieristici. Accanto all’impegno ambientale, il gruppo guarda a welfare territoriale, arte e cultura, con scelte che vanno da borse di studio per studenti delle superiori a iniziative per la salute territoriale e dei dipendenti, in collaborazione con l’Ospedale di Sassuolo, cui si aggiunge la creazione di un centro dedicato alla formazione, alla ricerca e alla simulazione medica avanzata nella sede principale di Fiorano Modenese: qui si evidenzia anche l’impegno artistico, grazie alla presenza di opere d’arte di Mimmo Paladino, Giuseppe Gallo e altri artisti. Quanto al futuro, termina Lucchese “Stiamo lavorando su più fronti per il contenimento delle emissioni di CO2. Sono in partenza i lavori per l’installazione di un nuovo impianto fotovoltaico di circa 22 mila mq e con una potenza di picco di 4,5 MWp nello stabilimento di Mordano (Bologna) che si aggiunge ai 7,7 MWp già esistenti nella sede principale da diversi anni”. Parlando invece di arte e design “Nel 2022 prenderà vita Doppio senso. Percorsi tattili alla Collezione Peggy Guggenheim, un percorso di avvicinamento al mondo dell’arte rivolto principalmente a bambini non vedenti. Il progetto, promosso dal museo veneziano Peggy Guggenheim Collection, è stato finanziato da Florim grazie al ricavato della vendita della capsule collection Hotel Chimera: 80 lastre-dipinto in ceramica disegnate dalla designer Elena Salmistraro per CEDIT”.