Salone Selection Un viaggio nel tempo: apre il Museo d’Arte della Fondazione Rovati Testo di Giulia Ossola Aggiungi ai preferiti Art Museum, Fondazione Luigi Rovati, photo Giovanni De Sandre Firmato dall’architetto Mario Cucinella, il Museo ospita una collezione unica di reperti etruschi in dialogo con opere d'arte contemporanea, da Fontana a Warhol Qualche mese fa, parlando dei suoi progetti futuri, l’architetto Mario Cucinella mi disse: “Quando vedrai il Museo d’Arte, capirai perché il cantiere è durato 5 anni”. Solo oggi, visitandolo, comprendo questo pensiero. Oggi che, all’interno dello storico palazzo milanese Bocconi-Rizzoli-Carraro, in Corso Venezia 52, apre al pubblico l’atteso Museo d’Arte: l’ultimo tassello del progetto della nuova sede della Fondazione Luigi Rovati che si aggiunge alla hall di ingresso e al giardino con il Padiglione, alla biglietteria e al Bookshop, alle Sale Conferenze e Studio e agli uffici (tutto già completato), oltre al Caffè Bistrot e al Ristorante dello chef Andrea Aprea, entrambi progettati da Flaviano Capriotti Architetti. Nel 2015, lo studio MCA - Mario Cucinella Architects, è stato incaricato da Fondazione Luigi Rovati dell’intervento di recupero del Palazzo e dell’ampliamento e dell’annessione di ulteriori aree da adibire a Museo. Oltre alla progettazione degli interni, degli allestimenti e della direzione artistica generale. Un palazzo storico milanese in disuso, accanto a edifici simbolo di Milano come il museo civico di Storia Naturale e il Planetario di Piero Portaluppi, è stato quindi restituito alla città. Un progetto architettonico di riqualificazione lungo e complesso che per la Fondazione Rovati diventa un modello di infrastruttura culturale: un luogo di pensiero, sperimentazione e condivisione. Fondazione Luigi Rovati, photo Giovanni De Sandre Nella cornice di questo palazzo nobiliare del 1871, un unico corpo di fabbrica di 3.000 mq oggi sviluppati su sette piani di cui due interrati, si respira la storia. Gli interventi architettonici hanno riguardato in primis le attività propedeutiche agli scavi per la costruzione dei due nuovi piani interrati dove, al primo, ha preso forma un museo ipogeo - in cui gli elementi più forti e caratterizzanti sono le cupole rivestite in pietra serena - destinato alla collezione etrusca della Fondazione, nucleo originario del progetto, che però vivrà di “contaminazioni” tra l’archeologia di questa civiltà e le opere di altre epoche e culture. Già oggi del resto accanto a reperti come la “Testa di Acheloo” (VI-V secolo a.C.) troviamo una scultura come “Testa di Medusa” di Arturo Martini (1930); e accanto agli ex voto, alle urne cinerarie, ai vasi e ai piccoli bronzi etruschi ammiriamo le opere contemporanee di William Kentridge, Lucio Fontana, Arturo Martini e Picasso. Allo spazio ipogeo, rivestito interamente di pietra posata orizzontalmente su livelli stratificati e caratterizzato da forme sinusoidali che creano continuità tra gli ambienti, si accede dall’ingresso principale del Palazzo: attraverso una scala intagliata nella pietra serena, materiale estratto dalle cave tosco-emiliane, si arriva allo spazio espositivo composto da tre sale circolari e una grande ellittica. Questo spazio in penombra, dal carattere sacrale e meditativo, è avvolto da 30.000 conci di pietra che, disegnati uno ad uno e sapientemente costruiti e montati rendono lo spazio fluido e avvolgente. La scelta di una unica pietra, quella serena, rappresenta il racconto di una materia estratta da profonde cave di Firenzuola, che dà un senso di uno spazio scavato sottratto proprio come nelle cave. Dai guerrieri al rapporto con la natura, dalla bellezza all’incontro con gli Dei, il percorso espositivo è un viaggio attraverso l’arte e l’architettura, tra forma e materia tra città e civiltà. “Non bisogna pensare che il museo ipogeo alluda solo a una necropoli. Percorrendolo, ci si trova invece immersi in una specie di città, perché gli etruschi avevano adottato veri metodi di urbanizzazione: il concetto di città come lo intendiamo oggi l’hanno inventato gli Etruschi, e i Romani lo hanno ereditato e rielaborato”, ha detto Giovanna Forlanelli, Presidente della Fondazione. Sala Ontani, Art Museum, Fondazione Luigi Rovati, photo Giovanni De Sandre Dal piano ipogeo, la visita prosegue al piano nobile del Palazzo - dove è stato fatto un restauro e un riposizionamento delle boiserie e degli arredi preesistenti - caratterizzato da porte dorate, camini in marmo, specchiere settecentesche. Anche qui, il dialogo narrativo per opposizione o contiguità tra antico e contemporaneo si esprime nella scelta di opere come la tela “The Etruscan Scene: Female Ritual Dance”, di Andy Warhol o attraverso le polaroid della serie “Etruschi” di Paolo Gioli (1984), che si integrano con la serialità dei buccheri etruschi racchiusi nelle vetrine. Nelle altre sale artisti contemporanei come Luigi Ontani, Giulio Paolini, Francesco Simeti, Marianna Kennedy, firmano opere che abitano spazi popolati da reperti etruschi. Fin dalle prime fasi, grande attenzione è stata data al tema della sostenibilità ambientale ed energetica, sia in termini impiantistici sia di scelte dei materiali e nelle generali strategie d’uso. L’edificio è infatti in corso di certificazione, mediante protocollo LEED v4 New Costruction & Major Renovation e il livello di prestazione previsto è il SILVER. “La Fondazione Luigi Rovati esprime così, anche attraverso il recupero di un edificio, i concetti fondamentali di sostenibilità, di recupero, di una attenzione ai temi dell’energia e dei consumi, al riuso dei materiali; ma anche la particolare attenzione alle condizioni di benessere per i visitatori, ricercatori e personale. L’architettura e l’arte sono una forma di cura, entrano dentro di noi, creano emozioni immaginazione e ricordi. È un modo per prendersi cura delle persone, e questa attenzione è l’espressione più genuina della sostenibilità”, ha dichiarato Mario Cucinella. Museo Fondazione Luigi Rovati Sala Warhol, Art Museum, Fondazione Luigi Rovati, photo Giovanni De Sandre Underground floor, Art Museum, Fondazione Luigi Rovati, photo Giovanni De Sandre Mirror by Marianna Kennedy, Art Museum, Fondazione Luigi Rovati, photo Giovanni De Sandre Art Museum, Fondazione Luigi Rovati, photo Giovanni De Sandre Garden, Art Museum, Fondazione Luigi Rovati, photo Giovanni De Sandre