Una conversazione con Marva Griffin: 25 anni di SaloneSatellite
Parola alla Fondatrice e Curatrice Fondatrice e Curatrice della Manifestazione dedicata ai giovani talenti under 35. Il tema di quest’anno è "Connecting Design since 1998"
“Lo dico subito: il successo del SaloneSatellite non è Marva Griffin”. A confessarlo è lei stessa, la talent scout del Salone del Mobile.Milano in persona, con tanta modestia, pochissimo tempo e una lista infinita di cose da fare in vista non solo della nuova edizione, ma di una serie di incontri come Ambasciatrice delle Relazioni internazionali del Salone del Mobile.Milano. Tra riunioni, call, un telefono che continua a squillare. “Valigia alla mano, sono sempre in giro, in poco più di tre mesi sono stata a Shanghai, Parigi, Londra, Berlino, Copenaghen, Miami, Toronto, Dallas, New York, Sud Africa. Non sono una macchina da guerra, è il mio carattere, faccio un lavoro che mi piace molto, mi diverte anche se è faticoso. È la legge della vita”.
Che ricordi vuoi che ci siano? L’ho fatta io. C’era l’amministratore delegato del Cosmit Manlio Armellini che l’ha voluta con me. Poi come tutte le cose, anche il Salone Satellite aveva detrattori di ogni forma e natura. E forse anche per questo abbiamo avuto così tanto successo. Mi sono sempre piaciuti i giovani, le loro idee. Mio fratello mi dice sempre che è grazie a quelle energie che conservo questa infaticabile passione. Considera che nello stesso momento nasceva anche il Fuori Salone, chi poteva permetterselo trovava un posticino e pagava per mostrare i propri prodotti in città. Ma il problema principale era che nessuno raggiungeva l’obiettivo.
Far vedere il prototipo all’industria, agli espositori, ai fabbricanti di arredamento. Soprattutto per cominciare a essere conosciuti. È bastata la prima edizione per creare un enorme successo, da quel momento hanno voluto tutti venire a esporre in quello spazio. Posso dire dopo 25 anni che l’obiettivo è stato raggiunto.
Ricordo ancora quando mi ha chiamato Armellini a cui avevo parlato di questa necessità per i progettisti in erba. Ho ricevuto una chiamata e mi hanno detto ‘Abbiamo lo spazio, vedi cosa puoi fare per portare i ragazzi’. La fiera ci aveva dato l’hangar al numero 9, un posto speciale dove un tempo facevano esposizioni di antiquariato.
Avevo bisogno che qualcuno mi aiutasse con il layout del Satellite, ma volevo i giovani. Così ho chiesto ad alcuni importanti architetti i nominativi dei giovani che lavoravano con loro e l’Architetto Piero Lissoni mi ha affidato Ricardo Bello Dias che oggi lavora ancora con me, ha realizzato gli allestimenti di tutte le edizioni del SaloneSatellite e di tutte le mostre, anche quella di quest’anno “Universo Satellite”, visitabile dal 16 al 28 aprile alla Triennale Milano. Ricordo ancora che quell’anno stavamo organizzando la mostra di Munari e di Alvar Aalto per cui avevamo speso tantissimo, mentre il Satellite sembrava nulla a confronto e soprattutto ricordo questo pavimento molto sporco per cui ho chiesto di mettere la moquette. Oggi per questioni legate alla sostenibilità non si usa più ma io mi ero impuntata. La sera quando sono andata a casa, mi sono detta che ero pazza. Sai, dentro di me ci sono due Marve che lavorano. Una che vorrebbe tutto, l’altra che si trattiene. Insomma, una lotta continua.
Il design non cambia, il design si evolve. Ad esempio, oggi tutti parlano di sostenibilità. E nel 1998? Mi ricordo i ragazzi scandinavi che già pensavano all’ecologia. Lorenzo Damiani quando lavorava con il legno mi parlava di materiale nobile e scarti. Al SaloneSatellite c’era già il riciclo, prima che diventasse moda.
Sono davvero tanti. I più furbi tra gli espositori si presentano la mattina presto al Salone Satellite, lo sanno bene che sono le menti più giovani a portare idee. Un professore del Mit di Boston è venuto dieci anni fa e ha scovato Christophe Guberan, designer che ha studiato all’Ecal di Losanna e che oggi dirige un laboratorio del Mit. Tanti come lui che sono stati avvistati al SaloneSatellite, nove Compasso d’Oro sono usciti da qui. Prova a fare un esperimento: chiedi alle aziende. Chiama Luceplan che ne ha vinti due collaborando con due ragazzi trovati al Salone Satellite, o senti Caimi che è stata premiata grazie a Felicia Arvid, danese di neanche 30 anni.
Faccio il SaloneSatellite perché ho iniziato a lavorare con lui come assistente e interprete. Conservo ancora l’annuncio sul giornale di quella posizione molto allettante. All’epoca ci presentiamo in 100 con i requisiti richiesti e tutte, alla domanda sul perché voler fare questo lavoro, rispondono “perché mi piace viaggiare’. Tutte, tranne me. Busnelli mi chiede ‘Senta un po’’, come cantilenava spesso, ‘non le piace viaggiare?’. ‘Certo, ma sono arrivata in Italia e ho bisogno di un lavoro’. Rispondo io secca e pratica. Ed eccomi qua.
Facile, da quello che mostra.
La mostra in Triennale per celebrare i 25 anni del SaloneSatellite è una Camera delle Meraviglie.
Venite a vederla, fidatevi e chiedete al bravissimo curatore Beppe Finessi.
Non mi va bene che si parli male di questa città, non sopporto questo denigrare Milano. Andate in giro, vedete il mondo, ogni città ha i suoi problemi. Ho parlato in diverse università e viaggiato tantissimo, per tanti Milano è un sogno, un sogno avverato.