CENTO3: un progetto inedito di Achille Castiglioni, ora in versione 3D
Un set da scrittura firmato dal Maestro del design con Gianfranco Cavaglià prende vita grazie alla visione di un giovane studio di progettazione bolognese. E riporta al valore di questi strumenti e dello scambio generazionale
Non solo lampade, sedute, tavoli, sgabelli, sanitari, posate, piatti, bicchieri e, persino, un interruttore, un distributore di noccioline e un fischietto. A questi progetti, non poteva non aggiungersi quello di un set di matite e penne. Gli strumenti essenziali di lavoro per un architetto, perlomeno per quello dell’era pre-informatica. E non è certamente un caso che questa estensione della mano e del pensiero sia stato l’ultimo progetto, datato 2001, di Achille Castiglioni: un passaggio di testimone simbolico alle generazioni successive.
Firmato con l’amico architetto Gianfranco Cavaglià, il progetto è stato trovato poco tempo fa dietro uno specchio dello studio di Piazza Castello – dal 2012 Fondazione che porta il suo. Un progetto rimasto inedito perché per le tecnologie di allora lo scarto di materiale sarebbe stato troppo, con pesanti ripercussioni sul prezzo finale.
Ed è proprio la stessa Fondazione Achille Castiglioni, insieme a Gianfranco Cavaglià, che ha dato l’avvio alla realizzazione di questo set da scrittura in filamento di grafene affidandone ingegnerizzazione e produzione al giovane Team EGO.M. Il nome scelto è CENTO3 perché il prodotto è stato presentato in occasione del centotreesimo compleanno di Castiglioni, festeggiato il 16 febbraio 2021, e poi perché tre sono le dita che impugnano una matita, tre gli archi che rendono lo strumento a forma trilobata e perché è composto da tre pezzi – micro-mina, matitone e penna stilografica. A questi, lo scorso settembre in occasione della settimana del “supersalone”, si è aggiunta una serie di accessori adattabili, intercambiabili e colorati, nel pieno rispetto del progetto e con uno sguardo al futuro. Infine, tre anche i partner del progetto e le generazioni a confronto.
Gianfranco Cavaglià: Nella lunga collaborazione con l’architetto Castiglioni non ci sono mai stati condizioni di scontri o disaccordi per come affrontavamo la progettazione: per entrambi il maggior interesse nella nostra separata attività sia accademica sia professionale. Progettazione – ricerca, dialogo nel cercare soluzioni, mai la volontà di prevalere, dialogo vero: punti di vista diversi diventavano ipotesi da valutare e sviluppare. L’esito finale era la conclusione prima non prevedibile. “Il progetto è sempre un momento di autentica ricerca e qualche volta di scoperta” era solito ripetere Castiglioni.
EGO.M è un gruppo di lavoro con chiare ripartizioni dei ruoli che ha ben saputo coordinare l’entusiasmo per l’opportunità del progetto e le potenzialità offerte dalla stampa 3D che hanno gestito in modo diretto. Con loro è stato possibile passare alla realizzazione del progetto con aderenza alle caratteristiche e scoprire interessanti possibilità quali la finitura originale del processo di stampa, texture della superficie del prodotto realizzato senza ulteriore intervento, e in modo analogo, il colore che deriva dall’utilizzo del grafene, assunto come unico colore. Con pari impegno EGO.M ha proseguito per la comunicazione e la distribuzione.
EGO.M: Collaborare con l’architetto Cavaglià e Fondazione Achille Castiglioni è stato, e continua a essere, un proficuo scambio di conoscenze ed esperienze, un confronto generazionale fra epoche ben distinte al lavoro su un progetto comune che si propone di unirle. Sono state quindi naturali e umane, durante la lunga fase di sviluppo, alcune divergenze nel pensiero e nei punti di vista, sempre però risolte con costruttiva mediazione e curioso ascolto delle argomentazioni altrui. Un equilibrio quindi intelligente e rispettoso delle posizioni di tutti, un incontro fra scrupolosa progettualità e decisioni innovative, che è riuscito a dare vita al set di scrittura CENTO3.
Gianfranco Cavaglià: Di fronte a problemi da risolvere non ci sono barriere d’età, anzi ci si può aiutare, dipende dalla reciproca disponibilità. Nell’applicazione della tecnologia, che ha permesso la realizzazione di quanto prima non era possibile, si sono dovute considerare vincoli e possibilità: un lavoro fine di perfezionamento del progetto. Intelligenza nell’ascolto e coraggio nella determinazione del fare sono due delle tre caratteristiche dei samurai. La terza, agire, per il bene degli altri, nella nostra società, è più difficile da verificare.
EGO.M: Piccoli e timidi sono aggettivi che descrivono con accuratezza le prime fasi, e aggiungerei anche un poco spaventati dalla responsabilità di quanto ci aspettava. Ma in noi questi timori non sono stati inibitori, hanno sempre seguito intraprendenza, perseveranza, sete di conoscenza ed entusiasmo. Ci tremano pur sempre le gambe nel ricordare l’importanza di questo progetto e del portarlo a termine come conclusione del percorso creativo di Achille Castiglioni. Nutriamo sicuramente una profonda gratitudine nei confronti di Fondazione Achille Castiglioni e dell’architetto Cavaglià per la grande fiducia che hanno riposto in noi e, per sineddoche, nei giovani e nelle nuove generazioni. Un atto di coraggiosa, curiosa e visionaria passione.
Gianfranco Cavaglià: L’interfaccia, il contatto, con la mano è lo strumento e, viceversa, l’interfaccia con lo strumento sono le dita e, nel modo più consueto, con l’impugnatura tre sono le dita interessate. Questo l’avvio, poi il perfezionamento nel disegno della sezione e quindi il modello, non funzionale, realizzato con il contributo di quel maestro che è stato Pierluigi Ghianda.
EGO.M: Conservare la forma trilobata era una condizione necessaria, abbandonarla avrebbe significato sacrificare l’originalità progettuale. Non è mai stata una possibilità contemplata. Il disegno è certamente complesso e questa difficoltà è stata uno dei motivi per cui il progetto è rimasto in quel cassetto fino a oggi. Mantenerla realizzando strumenti funzionali, economicamente accessibili, con un materiale che ne giustificasse l’utilizzo, adattandoli ai meccanismi disponibili sul mercato è stata la parte più rilevante del nostro contributo al progetto.
Gianfranco Cavaglià: La forma della sezione di questi strumenti di scrittura risultava economicamente impegnativa per una produzione che non si poteva prefigurare per la grande serie e, di conseguenza, il progetto rimase tale. Con la disponibilità della stampa 3D, che permette la realizzazione di prodotti in modo diretto, senza la necessità della realizzazione di stampi o altre modalità comunque impegnative, è stato possibile proseguire e realizzare il progetto originale. Da notare che l’innovazione tecnologica ha portato un esito nuovo rispetto alla produzione industriale che prevede l’identità dei prodotti e lo scarto di quelli che non corrispondono allo standard. Questi prodotti, realizzati secondo un processo industrializzato, presentano piccole differenze della finitura della superficie, e ciascuno risulta con una propria identità.
EGO.M: Abbiamo indagato diversi campi e materiali, di ciascuno abbiamo studiato vantaggi, svantaggi e caratteristiche produttive. Resistenza, ecosostenibilità, impianti, stampi, costi, reazioni termiche, allo sfregamento, all’utilizzo e alle cadute. Produrre in stampa tridimensionale questo progetto ci è infine parsa la scelta più corretta per l’accessibilità economica derivante dall’assenza di costosi stampi e impianti, per la sostenibilità derivante dalla particolarità produttiva di depositare solo il materiale necessario senza originare scarti, per l’innovazione che porta con se un progetto di inizio millennio attualizzato alle competenze del 2021 e, infine, per l’intrinseca umanità che trasferisce agli oggetti: ogni singolo prodotto ha caratteristiche che lo differenziano da tutti gli altri, una lunga e sottile “cicatrice” sempre nella stessa posizione ma differente nella trama da oggetto a oggetto.