Storie Un viaggio (estivo) tra gli stabilimenti balneari che hanno fatto la storia d’Italia Testo di Salvatore Peluso Aggiungi ai preferiti Cartolina della Rotonda a Mare di Senigallia, 1933 Dal Lido di Venezia allo Stretto di Messina, passando per Viareggio e Ostia. Una selezione tra le strutture più iconiche che hanno caratterizzato i litorali italiani negli ultimi due secoli La storia del turismo balneare è un pezzo importante, anche se spesso poco considerato, dell’architettura e del costume italiano. La frequentazione di massa degli stabilimenti lungo le coste del Belpaese è un fenomeno abbastanza recente, che nasce circa due secoli fa e ha un boom nel Secondo dopoguerra. Quale sia il primissimo stabilimento balneare costruito in Italia è difficile da stabilire, ma possiamo indicare Viareggio come la città che ne detiene il primato. I principali indiziati sono infatti i “Bagni Dori”, e lo “Stabilimento de’ Bagni”, costruiti entrambi negli anni Venti dell’Ottocento. In quell’epoca, gli stabilimenti sono costruzioni di legno su palafitte in mare, raggiungibili dalla spiaggia per mezzo di lunghi pontili. Nel Manuale per i bagni di mare, pubblicato nel 1833 da Giuseppe Giannelli, quelli di Viareggio sono descritti come “due comode ed eleganti fabbriche di legno, distanti fra loro 65 braccia, l’una per le donne e l’altra per gli uomini. Savio ed utile divisamento: perciocché mentre chi si bagna sta riparato dal sole e dagli sguardi di coloro che passeggiano lungo la spiaggia, può l’acqua pervenirgli con lo stesso moto, con cui ciò avverrebbe ove s’immergesse all’aria aperta”. Sul modello di Viareggio, nascono poi diverse strutture ricettive a Rimini (1843) e sulla riviera romagnola. Successivamente, anche a Livorno (1846), al Lido di Venezia (1857), sulla costa ligure e in città di mare come Napoli e Palermo. Stabilimento de’ Bagni, Viareggio, 1827 Il turismo balneare subisce un secondo momento d’oro durante il fascismo. Si dice infatti che lo stesso Mussolini fosse un grande fan del mare. Risale a questo periodo uno stabilimento che è diventato particolarmente conosciuto grazie alla celeberrima canzone Una Rotonda sul Mare, scritta negli anni Sessanta dal cantante Fred Buongusto (1935-2019). La Rotonda a Mare di Senigallia è un emblema del turismo adriatico e un pezzo importante dell’identità cittadina. Inaugurata nel 1933, la struttura è stata danneggiata e, poi, risistemata varie volte. Bongusto aveva intonato il suo celebre brano sul pontile per festeggiarne la riapertura nel 2006. Oggi accoglie spazi espositivi e un centro convegni. Ma è solo dopo il Secondo dopoguerra che il turismo balneare diventa un fenomeno diffuso e popolare. Questo segue il boom economico degli anni ‘50 e ‘60, che in Italia si manifesta con “l’agosto italiano”: un mese di esodo estivo dovuto alla chiusura delle principali fabbriche italiane. Tra i più noti stabilimenti italiani di quel periodo c’è senza dubbio il Kursaal, per decenni simbolo di Ostia e del mare di Roma. Non a caso il Kursaal è utilizzato anche come location per film che hanno fatto la storia, firmati da grandi autori come Fellini e Dino Risi. Costruito nel 1950, è frutto della collaborazione tra l’architetto Attilio Lapadula e il maestro dell’ingegneria Pier Luigi Nervi. Le architetture che caratterizzano il complesso sono il ristorante, con la sua dalla struttura “a fungo”, e il trampolino circolare, sostenuto da una struttura di ferrocemento circolare. Attilio Lapadula e Pier Luigi Nervi, Stabilimento balneare Kursaal al Lido di Castelfusano, Roma 1950. Foto Matteo Staltari Sempre agli anni ’50 risale il complesso dei Lidi di Mortelle, sullo stretto di Messina, concepiti come una vera e propria città lineare che rielabora alcune tra le più innovative tendenze architettoniche internazionali dell’epoca. A questo tema, l’architetta palermitana Isabella Fara ha dedicato un libro, pubblicato da Lettera Ventidue nel 2011 e intitolato L’architettura moderna va in vacanza. Una città balneare sullo stretto di Messina. Fara descrive nel dettaglio questi stabilimenti balneari e la loro “natura tipologica ibrida, che li porta ad attingere a diversi repertori e a essere naturalmente il risultato di assemblaggi di edifici, sistemi o oggetti, parti di una ‘collage city’ rimontata in riva al mare”. Tra le costruzioni più iconiche e bizzarre degli anni ‘60 troviamo la seggiovia del Lido di Spina, costruita a Comacchio, in Emilia-Romagna. L’infrastruttura, lunga un chilometro, partiva dal Campeggio Spina, immerso in una pineta, e arrivava direttamente in spiaggia. Serviva quindi a raggiungere la costa comodamente, anche per le persone che non disponevano di un’autovettura. Con i suoi 127 seggiolini biposto, la seggiovia era in grado di trasportare le persone fino alla riva del mare in circa 12 minuti. Non dev’essere stata un capolavoro di efficienza, dato che viene smantellata già nel 1974, ufficialmente per problemi dovuti alla corrosione marina, ma probabilmente anche perché la seggiovia era troppo costosa da mantenere. Un intervento più recente (l’ultimo della nostra selezione), progettato da Giancarlo De Carlo, diventa per il noto architetto una nuova opportunità di riflessione sulla città e i suoi meccanismi complessi. Lo Stabilimento Blue Moon, completato nel 2002 al Lido di Venezia, è progettato come una struttura polivalente pensata per essere fruibile durante tutto l’anno. Il suo elemento principale è il padiglione a pianta circolare, la cui piazza superiore è delimitata da una sottile maglia reticolare in acciaio. Al suo centro si trova una scala a elica che avvolge un’antenna alta 34 metri: un segnale visibile da ogni parte del Lido. Il litorale italiano è lungo 8.300 metri. Nella Penisola, possiamo contare 27.335 concessioni demaniali marittime per uso “turistico ricreativo”. Si stima che il 60% delle coste sabbiose in Italia sia occupato da stabilimenti balneari. Superando l’opposizione natura/cultura, risulta chiaro che la progettazione di questi luoghi sia determinante nel caratterizzare il paesaggio italiano. È chiaro anche che la cultura balneare è una parte importante della nostra identità. Cartolina dei Lidi di Mortelle, Messina Il Lido di Spina e la sua seggiovia, Comacchio, 1967 Giancarlo De Carlo, Stabilimento balneare Blue Moon, Lido di Venezia, 2002. Foto James Sapsard